Esiste un conto corrente online zero spese senza imposta di bollo?
Il numero di conti correnti che a titolo promozionale (offerte per nuovi clienti) si propongono come “conti a costo zero” fanno normalmente riferimento all’assenza di una serie di costi legati alla gestione e all’operatività, e non considerano invece la parte legata all’imposta di bollo. Questo perché si tratta di una tassa che va nelle casse dello Stato, e che recentemente è divenuta obbligatoria solo per le giacenze medie superiori a 5 mila euro, anche se chi ha un Isee non superiore a 11.600 rimane comunque esente.
Al di sotto di questa soglia sono infatti disponibili i cosiddetti conti di base, obbligatoriamente introdotti all’interno della proposta dei vari istituti di credito. Questi, come evidente dal nome, offrono servizi di base, operatività limitata e pagamento di un canone annuo contenuto. Ricordiamo che tra i beneficiari dei conti base ci sono anche i pensionati con Isee non superiore a 18 mila euro, ma per essi non è prevista l’esenzione dell’imposta di bollo se si supera la giacenza di 5 mila euro.
I conti correnti naturalmente senza imposta di bollo: basta controllare le giacenze
Quindi, sotto questo punto di vista, tutti i conti correnti che non superano questa giacenza (che va intesa come valori “medi”) usufruiscono della condizione “senza imposta di bollo”. Per il calcolo della giacenza media, visto che l’imposta è dovuta al superamento dell’importo di 5000 euro, si deve sommare il saldo di ogni giorno presente sul conto corrente. Il totale viene diviso per il periodo a cui si riferisce il calcolo (ad esempio trimestrale considerato che di norma la liquidazione delle competenze sui conti correnti avviene con tale cadenza), ponderando il risultato ottenuto a seconda della quota di competenza (ad esempio il 50% se si tratta di un conto corrente intestato con un altro titolare).
Quindi se si rischia di superare le giacenze si può passare ad aprire dei conti deposito (da intendersi come conti correnti ad alta remunerazione) o dei libretti di risparmio dove girare temporaneamente le giacenze che rischiano di superare il limite di 5 mila euro (così da poter sfruttare anche una maggiore remunerazione degli interessi).
Però bisogna ricordarsi che la soglia dei 5 mila euro vale anche su di essi. Il calcolo viene fatto per “intestatario” per cui bisogna anche saper distribuire le somme in caso ci fosse la necessità e la possibilità di farlo, considerando il fatto che le giacenze medie si sommano se si riferiscono allo stesso istituto. In più c’è da considerare anche l’imposta sui conti titoli collegati al conto corrente. Non è detto infatti che la banca applichi l’esenzione su entrambi i prodotti.
I conti correnti che si fanno carico dell’imposta di bollo
Anche se la somma dovuta a titolo di imposta di bollo è pari solo a 34,20 euro (che restano fissi, sui conti correnti indipendentemente dal livello della giacenza, purché superiore ai 5 mila euro) per i privati (per le altre categorie l’imposta è di 100 euro), alcune banche hanno scelto di farsene carico, anche per le giacenze superiori ai 5 mila euro. Si tratta di soluzioni che non stressano i correntisti nel cimentarsi in calcoli e giroconti al fine di non superare le varie giacenze. Ma allo stesso tempo, generalmente, sono offerte legate a conti correnti dotati di tassi di interesse minimi se non addirittura pari a zero, per cui per elevate giacenze bisogna valutare se approfittarne o trovare comunque degli impieghi più remunerativi.
In più bisogna considerare anche se l’assenza dell’imposta di bollo è legata a un periodo promozionale specificato o indeterminato, in quanto in questa seconda ipotesi la banca può cambiare in qualsiasi momento l’offerta dandone comunicazione 60 giorni prima del cambio. Non è quindi detto che se un conto viene offerto senza imposta di bollo nel 2017 lo sarà anche per il 2018 o per il 2019.
Esempi di banche che offrono conti senza imposta di bollo
Uno dei pochi istituti di credito che anche per il 2019 offre un conto corrente senza imposta di bollo è CheBanca!, confermando la scelta già fatta nel 2018, precisamente con il conto corrente Digital.
Nel caso del conto deposito la scelta aumenta, seppur in modo modesto. Tra le alternative del primo trimestre del 2019 possiamo ad esempio segnalare Banca Sistema ed il Conto Facto di Banca Factoring.
Esempi di conti correnti senza imposta di bollo che hanno cambiato politica
Molte altre banche hanno offerto per lungo tempo l’esenzione dell’imposta di bollo, modificando però in corso d’opera la propria politica. Tra gli esempi più noti possiamo ricordare sicuramente:
Conto corrente Arancio di Ing Direct
Si tratta di un conto che è possibile aprire anche nella versione online a zero canone (2€/mese invece per la versione zero vincoli) ma dall’1 Aprile 2016 l’imposta di bollo è a carico dei correntisti.
Data rilevazione: 21/02/2019 – Fonte: Ing Direct
YouBanking
Conto Corrente Youbanking del gruppo Banco popolare, che prevedeva l’imposta di bollo sul dossier titoli a carico della banca fino al 2017.
Data rilevazione: 21/02/2019 – Fonte: YouBanking
Banca Ifis
Conto Max Banca Ifis, che prevedeva l’imposta di bollo a carico della banca sul primo conto Max aperto (dal momento che se ne possono aprire più di uno ad intestatario). Trattandosi di un conto “ibrido” l’imposta di bollo a carico del cliente è sia quella di 34,20 euro legata al conto corrente, che quella progressiva legata alla parte di “conto deposito”.
Data rilevazione: 21/02/2019 – Fonte: Banca Ifis
Non solo i conti correnti
Le imposte di bollo possono riguardare non solo i conti correnti o i conti deposito, ma anche le carte conto e le carte di credito. Per queste ultime l’imposta da pagare è fissa, pari a 2 euro, per ogni rimborso mensile di pagamento superiore ai 77 euro circa. Tuttavia alcune banche se ne fanno carico, per cui nell’estratto conto si troverà la voce azzerata oppure ci sarà lo storno del corrispondente valore di 2 euro. Un aspetto da considerare per chi usa molto la carta di credito visto che l’imposta può gravare fino a 24 euro all’anno incidendo non poco soprattutto su quelle carte che prevedono anche un canone mensile o annuale di gestione.
Le carte conto seguono invece quanto esposto per i conti correnti tradizionali con alcuni istituti di credito che, anche in questo caso, si fanno carico dell’imposta. Al 21 febbraio 2019 ricordiamo ad esempio CheBanca, questa volta con il suo Conto Tascabile.