Pignoramento presso terzi: come difendersi dai creditori!
Ti hanno pignorato il conto corrente? Non preoccuparti: utilizza il contratto di scrittura privata per sbloccare il tuo conto!
Il pignoramento del conto corrente bancario può essere richiesto da un creditore per veder soddisfatto il proprio credito, e dato che si tratta di una delle procedure più veloci per poter vedere in tutto o in parte del credito soddisfatto, è anche una delle prime procedure che vengono attivate. Si chiama anche pignoramento presso terzi in quanto coinvolge la banca che risulta come soggetto “terzo”.
La scelta di chiedere il pignoramento del conto corrente al posto di altri beni spetta al creditore, ma deve essere ugualmente disposta da un giudice. Il creditore sceglie il conto corrente quando ritiene che ci siano abbastanza riserve per vedere soddisfatto il proprio credito, ma a tale scopo bisogna anche attendere la relazione della banca che dovrà comunicare il saldo del conto stesso.Ciò avviene al termine di un’indagine patrimoniale che riguarda tutti i conti correnti, bancari, postali compresi i libretti di risparmio.
Una volta che si ha il pignoramento, di fatto, il conto è indisponibile sia per l’intestatario che per la banca stessa che non potrà più eseguire alcuna operazione (anche pagamenti di rid, utenze, bollettini Mav ecc). A riguardo tutti i fondi sono ‘congelati’ per soddisfare il credito più il 50% per (vengono lasciati liberi solo quelli che eccedono il saldo del credito stesso), e non ci sono quote che vengono lasciate fuori, nel senso che in caso di conto cointestato non si tiene conto della quota che spetterebbe al cointestatario non debitore. Per fare un esempio: intestatario A debitore, B è cointestatario del conto che viene sottoposto al pignoramento. Il 50% del conto spetterebbe come ‘quota a B’ ma questa percentuale non viene considerata. Il diritto del creditore supera la quota spettante al cointestatario non debitore.
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Togliere il pignoramento con la conversione

Il titolare del conto corrente può chiedere al giudice che ha disposto il pignoramento l’accesso alla conversione (perché il pignoramento sul conto venga “spostato” su una somma di denaro stabilita dal giudice), con la quale si ha la liberazione del conto corrente stesso, nel rispetto di alcune condizioni.
Il titolare del conto, infatti, deve aprire un libretto che viene tenuto presso la cancelleria dove versare le varie rate per soddisfare il creditore, in funzione delle suddette somme stabilite dal giudice (comprensive di capitale, ma anche di spese e interessi). Solo quando viene pagata l’ultima rata la somma per intero viene consegnata al creditore.
Quindi da una parte il debitore libera immediatamente il conto corrente recuperandone la completa disponibilità, e dall’altra paga a rate il proprio debito.
Il creditore invece ottiene per intero la somma che vanta anche se in tempi piuttosto lunghi (prima dell’assegnazione della somma risultante dal saldo attivo del correntista). La conversione richiede tempi lunghi, quindi bisogna attivarsi non appena arriva il precetto del pignoramento.
Togliere il pignoramento con la scrittura privata
Va specificato che questo genere di procedura richiede buoni rapporti tra creditore e debitore, in quanto si tratta di una soluzione di tipo “bonario”.

Generalmente l’avvocato del debitore trova un accordo con l’avvocato del creditore, che comprende il pagamento immediato di una somma parziale, e per la parte residua ci si accorda su un pagamento rateale.
Questo accordo, una volta raggiunto va portato all’attenzione del giudice che dispone il pignoramento perché venga ratificato. Il debitore non perde la disponibilità del conto corrente, ma deve far fronte al debito in tempi più brevi oltre che sborsare subito una somma, mentre il creditore ottiene una somma leggermente inferiore rispetto al caso della conversione, ma oltre a ricevere una somma subito, ottiene anche la soddisfazione del credito in tempi molto più brevi.
Limiti
Non esiste neppure un minimo di debito sotto al quale non sia possibile procedere al pignoramento. Per questo un creditore può attivare tale procedura anche per pochi euro. Detto questo il pignoramento ha dei costi legali per cui si deve seguire una logica di convenienza. Sono inoltre previsti limiti di sostenibilità per il debitore che variano in funzione del fatto che quest’ultimo sia un pensionato, un dipendente od ancora un libero professionista.
In linea di massima la norma tiene conto dell’importo dell’assegno sociale che nel 2024 ammontava a 534,41 €. La somma tutelata e non pignorabile è il triplo di tale importo per cui sempre nel 2024 era di 1.603,23. Tale valore è riconosciuto soprattutto per dipendenti e pensionati mentre i liberi professionisti (che maggiormente sono soggetti al pignoramento) sono spesso soggetti a diatribe legali in funzione della difficoltà della soglia vitale in base alla propria attività. Non possono essere pignorati conti incapienti od in rosso.
Per ulteriori approfondimenti ti consiglio di leggere blocco conto corrente.