Imposta di bollo conti deposito e corrente 2022: quali novità?
Come cambia l’imposta di bollo 2016, 2017, 2018, 2019 e 2020 in funzione della nuova “Legge di Stabilità”? Facciamo chiarezza sul perchè l’aumento delle aliquote ha di fatto favorito i piccoli risparmiatori.
Negli ultimi anni le norme che regolano il calcolo delle imposte di bollo per i conti correnti e deposito sono state modificate molte volte, molte sono state le leggi finanziarie che sono state approvate nel corso degli anni partendo dal “Decreto Salva Italia”o dalle varie “Leggi di stabilità”. Cosa è cambiato nel frattempo e quali sono le normative attualmente in vigore?
I maggiori cambiamenti avvenuti con la legge finanziaria 2013 hanno riguardato l’imposta di bollo su conto deposito. Infatti se nel 2013 l’aliquota era dello 0,15% con un importo fisso minimo di 34,20 euro per i conti al di sotto dei 17.000 euro, successivamente l’imposta è stata portata allo 0,20% per tutti con l’abolizione della soglia minima.
E’ stata inoltre indicata una cifra al di sotto della quale non è dovuta l’imposta sul conto corrente ed il libretto di risparmio, indicata per la precisione in 5000 euro di giacenza media. Quanto detto vale però solo per quanto riguarda le persone fisiche, mentre per le associazioni e società le imposte sono rispettivamente:
- imposta di bollo conto corrente: 100 euro;
- imposta di bollo conto deposito 0,20% sulla giacenza media ma con una soglia massima di importo versabile di 14 mila euro.
Possiamo vedere che effettivamente c’è stato un aumento della tassazione, ma si può dire che i piccoli risparmiatori rispetto alle precedenti norme hanno comunque ottenuto un vantaggio.
N.B. La giacenza media viene calcolata trimestralmente. Quindi se per un paio di trimestri si è sotto la soglia dei 5000 euro e per i mesi successivi si va sopra, l’imposta si pagherà solo nei tre mesi in cui è dovuta. Le cifre indicate in precedenza sono infatti calcolate su base annuale.
Cosa cambia per i piccoli risparmiatori?
Per comprendere perché il nuovo sistema fiscale, pur prevedendo un innalzamento dell’aliquota favorisce i piccoli risparmiatori, consideriamo un investimento in conti deposito pari a 10.000 euro.
Nel 2013, la tassazione prevista era pari allo 0,15% con soglia minima di 34,20 euro: quindi calcoli alla mano, applicando l’aliquota, la tassa da corrispondere risulterebbe di 34,20. Infatti: 10.000 x 0,15%= 15 euro , di fatto inferiore alla soglia minima, pertanto l’imposta di bollo sarebbe stata di 34,20 euro (che comporterebbe un’incidenza effettiva sull’investimento di ben lo 0,34%)
Alla luce della riforma 2014, il risparmiatore si troverebbe a versare nelle casse dello Stato solo 20 euro, grazie all’abbattimento della soglia minima. Infatti: 10.000 x 0,20%=20 euro.
Quindi di fatto il piccolo investitore nell’esempio ha ottenuto un risparmio di 14,20 euro con le nuove disposizioni fiscali.
Cosa cambia per i conti corrente?
Focalizzando il discorso sul conto corrente ribadiamo che l’imposta di bollo che riguarda il conto corrente per l’anno 2019 è rimasta invariata con l’importo che è di 34,20 euro per tutte le persone fisiche, mentre per tutti gli altri l’importo è di 100,00 euro. Il limite sotto il quale non si paga l’imposta di bollo rimane 5000,00 euro di giacenza media.
Esaminando i cambiamenti delle misure delle soglie e dei tassi di bollo imposti dal governo possiamo dire che questi interventi sono stati posti in essere per garantire i micro risparmiatori e i piccoli investitori, e le maggiori spese graveranno sui risparmiatori medi e grandi e sui medi e grandi investitori.
Ultimamente si sono diffusi anche conti correnti che permettono di usufruire dei vantaggi o delle condizioni tipiche dei conti deposito, vincolando delle somme così da ottenere un rendimento maggiore (o in alcuni casi differente da zero). Come funziona per questi conti l’imposta di bollo? Il criterio di calcolo utilizzato è semplice:
- le somme che rimangono “libere” sul conto corrente hanno l’applicazione dell’imposta da 34,20 euro per le persone fisiche e 100 euro per quelle di persone giuridiche;
- le somme vincolate sul conto sono invece tassate con l’imposta di bollo sui conti deposito (quindi 0,2%).
Conti senza imposta di bollo: è ancora possibile?
Ci teniamo a puntualizzare che esistono alcune banche che offrono ai clienti conti deposito senza imposta di bollo poiché sono loro stesse a farsene carico. Altre banche, inoltre, danno la possibilità di avere un conto corrente senza applicare l’imposta di bollo e senza rendere conto della giacenza media.
Tra queste segnaliamo ad esempio il Conto Corrente Digital di CheBanca che, da sito ufficiale al 10/01/2019, evidenzia l’esenzione dall’imposta di bollo per i propri correntisti anche per giacenze medie superiori ai 5000 euro.
Che cosa succede al lavoratore autonomo, piccolo imprenditore o libero professionista?
Con due circolari (la 48/2012 e la 15/2013) l’Agenzia delle Entrate ha chiarito che nel caso di particolari figure professionali, come un libero professionista e, in generale, un imprenditore individuale, per capire il tipo di imposta da applicare bisogna considerare l’intestazione dei vari rapporti: se questi sono riconducibili allo stesso nominativo, non essendo possibile distinguere rapporti ad uso personale e lavorativo, la tassazione verrà fatta seguendo gli importi previsti per “le persone fisiche e i privati”.
Quando non è dovuta?
Ci sono dei casi in cui non conta la giacenza media, poiché l’imposta di bollo comunque non sarà dovuta. Ciò accade quando:
- il saldo del conto è negativo;
- il titolare del conto corrente ha un ISEE al di sotto dei 7.500 euro (soggetti esclusi per legge dalle spese bancarie);
- il conto è stato aperto presso un IMEL, un istituto di pagamento che emette moneta elettronica.