Pensione integrativa: meglio fondi ‘di categoria’ od aperti?
La scelta di un fondo pensione deve essere eseguita con equilibrio senza lasciarsi tentare da un immediato risparmio o da elevati (sulla carta) rendimenti. In quest’ottica sono da preferire i fondi aperti o chiusi?
Il dubbio se il benessere economico dei futuri pensionati sia a rischio oppure no non sussiste più, dal momento che è ormai certo e evidente che senza un’integrazione della propria pensione pubblica, per molti sarà impossibile condurre uno stile di vita decoroso.
E visto che nell’ottica dei tagli alle agevolazioni fiscali, per ridurre le emorragie delle casse del tesoro, non si hanno sicurezze sul mantenimento di quelle, molto interessanti, legate alle pensioni complementari, allora perché non cominciare a pensare seriamente al futuro, con la sottoscrizione di una pensione integrativa?
Caratteristiche dei fondi negoziali
Come si comprende dal nome, questi nascono a seguito di accordi sindacali, di categoria o di grandi gruppi societari, che portano alla nascita di “associazioni” riconosciute, autorizzate e vigilate dalla Covip.
Di fatto il fondo (come ad esempio il Fonchim, Cometa, Fonte, solo per citarne alcuni) non gestisce il patrimonio conferito dai contributi versati dagli aderenti, ma lo affida a società di gestione a loro volta abilitate per questo compito, che nella maggior parte dei casi fanno parte dei grandi gruppi bancari (vedi anche Libretto postale con iban per accredito pensione o stipendio).
Nel caso dei fondi pensione chiusi l’ammontare dei contributi, sia per la quota spettante ai lavoratori che ai datori di lavoro (se previsto dal regolamento) avviene in modo prefissato. L’adesione a questa forma di pensione complementare è sempre facoltativa, ed ha degli effetti nel caso in cui si voglia optare per un’altra soluzione (come i fondi aperti o quelli individuali).
Il solo vero svantaggio è dovuto proprio al fatto che sono di categoria, ovvero vi possono aderire solo coloro che rientrano in quella specifica tipologia di dipendenti.
Caratteristiche dei fondi aperti
Questi possono essere sottoscritti liberamente tanto da chi è un dipendente, di una qualsiasi categoria, che dai lavoratori autonomi. Rimanendo comunque aperti a una pluralità di soggetti, e non essendo con un carattere esclusivamente assicurativo, prevedono commissioni meno elevate rispetto al Pip, che hanno invece carattere individuale.
Normalmente questi sono gestiti dalle compagnie interne del gruppo (un esempio si ha con il Previgest Fund di Mediolanum, o del gruppo Unipol, ecc). Di contro hanno il vantaggio di non scontare le restrizioni tipiche di quelli chiusi.
Quali scegliere: solo questione di rendimenti?
Meglio fondi pensione chiusi o aperti? Il rendimento raggiunto oggi da un fondo ha carattere puramente indicativo, e può essere utile solo per cercare di comprendere la qualità del gestore, il che può giustificare anche la necessità di pagare una commissione un po più elevata, rispetto a quella dei fondi chiusi che sono anche quelli che hanno costi più bassi. Basandosi sui calcoli periodicamente fatti dalla Covip ad esempio:
il Fondo Cometa, sulla durata di 35 anni, per il comparto crescita ha un Isc dello 0,14%, che nel caso del Fonchim invece è pari a 0,17%, per Fon.Te invece 0,15%. Invece un comparto analogo, con un fondo aperto come quello di Arca sgr vede un Isc pari a 1,33%, con Anima sgr 1,67%, mentre per l’azionario puro in media si supera il 2%.
Perché è importante fare attenzione ai costi? La stessa Covip ha calcolato che con un costo dell’1% in meno, nella durata di 35 anni, si ha un aumento del rendimento finale che è compreso tra il 18% e il 20%. Quindi se si hanno davanti tanti anni, risparmiare sui costi, diventa addirittura più importante che lasciarsi conquistare da rendimenti apparentemente più elevati.