Cash pooling: significato e peculiarità
La globalizzazione e il processo di internazionalizzazione e di diversificazione, realizzato tramite la creazione di gruppi societari dotati di strutture più o meno complesse, può rendere difficoltosa la gestione del fabbisogno e del mantenimento di un equilibrio efficace sulla liquidità dell’intero gruppo. Con un conto cash pooling questo problema viene superato, perché si ha un accentramento, dei vari flussi di denaro “liquido” in un unico conto corrente, che è preposto proprio a svolgere questo compito.
Come funziona?
Il primo passo è il raggiungimento di un accordo, tra le varie società che appartengono ad uno stesso gruppo (detto infragruppo), per far sì che la gestione del conto cash pooling venga gestito da una sola di esse.
Perciò, in primis, i differenti consigli di amministrazione devono pronunciarsi a favore di questo accordo, e quindi avviene la stipula di un contratto apposito di mandato (che ha importanza anche dal punto di vista fiscale).
A questo punto la società leader, che ha ottenuto il mandato, deve trovare un istituto di credito che permetta di aprire questo tipo di conto (la maggioranza delle grandi banche ne prevede almeno una tipologia, ma se si vuole un conto corrente non bancario ci si può rivolgere anche alle Poste italiane, con l’apposita formula compresa nei conti Imprese).
Le caratteristiche principali?
Il contratto o l’accordo che porta alla nascita del cash pooling ha una natura controversa, che lo fanno annoverare tra i contratti misti e quelli atipici, rendendo complessa, se non impossibile una classificazione a priori che non abbia carattere personale (ovvero con valutazione da fare caso per caso a seconda degli elementi prevalenti della gestione stessa).
Per alcuni infatti rientra in una forma di conto non bancario, in quanto presenta forti peculiarità che rientrano nei finanziamenti (attraverso la compensazione tra gli utili di alcune società e perdite di altre), mentre per altri rimane principale quello di conto corrente anche se visto da un punto di vista molto generale (vedi anche Conto corrente online per aziende).
Esempi
- Intesa Sanpaolo prevede un canone di 25 euro per ciascuna società collegata al contratto, con un costo a parte delle scritture contabili di 50 cent l’una;
- Unicredit offre varie soluzioni, come ad esempio quello domestico, l’international zero target o balance: il secondo disponibile in versione base o avanzata, con un costo di 500 euro una tantum e un canone di 150 euro, mentre il primo 400 euro di una tantum e 35 euro di canone mensile;
- Bancoposta non prevede un conto specifico ma, come accennato, permette di adattare quello Impresa a questo scopo (vedi anche Conto postale per aziende).