Fondi pensione: le cose importanti da sapere per una scelta consapevole
Come assicurarsi un futuro pensionistico tranquillo? Quali sono le possibilità offerte dalle pensioni integrative e dai relativi fondi pensione? Cosa valutare in un confronto?
Se fino a qualche anno fa, la sottoscrizione di un contratto di pensione integrativa era considerata una possibilità, tutte le manovre poco rassicuranti che hanno preso di mira, in modo molto più chiaro, proprio il futuro assegno pensionistico, hanno schiarito le idee anche ai meno convinti, spingendoli verso una scelta spesso non semplice.
Il problema riguarda tanto quelle categorie che sono messe di fronte ai rendimenti, magari non troppo brillanti durante gli ultimi anni, dei fondi pensione chiusi, che coloro che invece possono scegliere con una maggiore libertà andando a pescare all’interno dei fondi aperti, nelle varie tipologie in cui essi si presentano.
Che cosa scegliere: Tfr in busta oppure no?
Una delle questioni che è sempre più spesso oggetto di dubbi, ancor prima dello stesso confronto fra fondi pensione, è la destinazione del proprio Tfr, ovvero lasciarlo all’anemico rendimento previsto dall’accantonamento nelle casse dell’azienda, oppure metterlo in gioco all’interno di una pensione integrativa.
Di dubbi non dovevano esserci nemmeno prima di aver constatato che il Tfr continua a rendere, secondo la rivalutazione prevista dalla legge, al di sotto dell’inflazione reale, mentre in un fondo pensione, male che vada, riesce a spuntare qualche punto percentuale di rendimento in più.
Ovviamente nel fare le proprie valutazioni bisogna considerare il tempo che manca per arrivare a ottenere la liquidazione: più si accorcia e maggiore deve essere la prudenza nella scelta dello spostamento delle quote di Tfr rimanenti in un fondo collettivo.
Come confrontare le pensioni integrative?
Scommettere la serenità economica futura su fondi che non mostrano segni di vitalità, e scontano gestioni obsolete e con scarse performance, è una scelta che nessuno farebbe scientemente. Ma capire la qualità di un fondo, basandosi esclusivamente sul rendimento, è un comportamento altrettanto sbagliato.
Spesso la paura spinge a preferire fondi monetari, obbligazionari, al massimo bilanciati, accantonando quelli azionari. Ma il vero amico, per chi fa questo genere di investimento è il fattore tempo che, grazie alla capitalizzazione composta degli interessi ed all’ottimizzazione dell’investimento e dei rendimenti (rispetto alla compressione del rischio) legata ad un investimento costante e prolungato nel tempo, riesce a garantire i migliori risultati.
Quindi tanto maggiore è il tempo che si ha a disposizione, tanto più elevato dovrebbe essere il profilo di rischio. In questa ottica non ha senso mettere a confronto i rendimenti tra loro, a meno che non si guardino fondi con lo stesso profilo di rischio (che è possibile trovare solo nelle posizioni estreme, come azionario 100%, o monetario 100%, mentre per quelle intermedie bisogna fare estrema attenzione alle percentuali di strumenti finanziari in cui il gestore va ad investire).
Invece un dato da non sottovalutare mai è la comparazione tra il benchmark dichiarato dal gestore ed il risultato di ciascun esercizio, guardando proprio allo storico dei risultati, perché è un dato chiaro sulle capacità del gestore di porsi degli obiettivi ragionevoli, e di riuscire a muoversi per riuscire a raggiugerli.
Infine c’è l’aspetto delle commissioni (vedi anche Tassazione fondi pensione) che, al di là di quanto si possa pensare, hanno un valore relativo, perché queste, con un investimento valido, e una buona gestione, tendono ad essere assorbite nel corso del tempo da performance molto positive.